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Media Service: Consiglio svizzero della stampa: Non ogni critica è un addebito grave (Presa di posizione 37/2017)
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Bern (ots)
Parti: UBS c. «Inside Paradeplatz»
Tema: Dovere di ascolto in caso di addebiti gravi
Reclamo respinto
Riassunto
L'UBS è un casa da gioco (eine Gamblerbude), la banca è diretta da mascalzoni impenitenti: si poteva scrivere così senza aver prima interpellato la parte criticata, in quanto oggetto di «addebiti gravi» secondo la «Dichiarazione dei doveri e dei diritti del giornalista»? Sì, risponde il Consiglio svizzero della stampa: non si trattava di addebiti ma di una critica, in quanto tale coperta dalla libertà di opinione.
Il blog «Inside Paradeplatz» aveva preso spunto dal rapporto di esercizio pubblicato nel marzo del 2016 dall'UBS per criticare la politica dei bonus praticata dalla banca. Il titolo era: «100 milioni per i 12 boss, calci in culo ai piccoli dipendenti» («100 Mio. für die 12 Bosse, Tritte fürs Fussvolk»). E precisava: «il sistema dei bonus è una bugiarderia» («ein Lügensystem»). Il reclamo presentato dalla grande banca al Consiglio della stampa citava la direttiva 3.8, che fa obbligo ai giornalisti di interpellare la parte criticata in caso di «addebiti gravi», e sollecitava una presa di posizione contro l'autore dell'articolo, Lukas Hässig.
Nella sua presa di posizione il Consiglio della stampa rileva che il diritto di essere ascoltato si riferisce ad addebiti di particolare gravità: di comportamento illegale, per esempio, o in qualche modo comparabile. Il termine usato «Gamblerbude» può valere anche per una casa da gioco legale: si potrebbe citare il caso del gestionario di derivati, impiegato dell'UBS, che nel 2011 aveva messo a rischio una somma pari a 10 miliardi di dollari.
Anche il termine «malfattori impenitenti» non necessariamente si riferisce a pratiche illegali: se ne avesse avuto l'intenzione, l'autore avrebbe usato un termine meno generico. Infine, anche «bugiarderia» è un termine che può essere usato per descrivere azioni non necessariamente illegali. Insomma, secondo il Consiglio della stampa, «Inside Paradeplatz» non aveva il dovere di interpellare la parte criticata: l'articolo non si riferiva neppure a esempi precisi. In un regime di libertà di stampa e di opinione: anche l'espressione più dura a determinate condizioni può giustificarsi.
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