Dép. féd. enviro., transp., énerg., comm
I biss da Bissun
Discorso del Presidente della Confederazione Moritz Leuenberger in occasione della visita al Comune di Bissone/TI il 14 marzo 2001.
Da bambino, quando vidi per la prima volta Bissone, per me il vostro paese era già un simbolo; come il Cervino, il leone morente di Lucerna o il Jet d'Eau a Ginevra. Tutti questi soggetti, infatti, riempivano quei calendari a colori appesi in tutti i focolari della Svizzera che ogni giorno ci mettevano davanti agli occhi gli emblemi del Paese. Il mese dedicato a Bissone - colto da una prospettiva a volo d'uccello - mostrava il nucleo storico e la sua imponente chiesa, le arcate e i platani. Attorno al paese si raggruppavano le colline e i monti del Ceresio e il blu marino del Lago di Lugano. Come ogni bambino sapeva, "Bissone era il più bel paese di pescatori del sud della Svizzera". Il sud della Svizzera - anche questo credevamo noi bambini del nord - era un mondo tanto affascinante quanto lontano, un po' come l'Africa: un'esotica regione selvaggia. E per arrivare al sud delle Alpi - ogni scolaro lo poteva leggere nel suo libretto ESG - si doveva lottare contro la neve eterna del Gottardo per poi, giunti dall'altra parte, scendere lungo strette mulattiere, attraversando gole e pendii rocciosi. In basso, nella calda pianura, si dovevano infine combattere bisce velenose e scorpioni appostati dietro ogni sasso. C'erano pericoli dappertutto, perché il Ticino era formato tutto da sassi: le case, i tavoli, le panchine, il paesaggio. Da noi, invece, tutto era di legno.
È questa l'immagine del Ticino che, da bambino, mi è stata trasmessa da calendari, libretti e docenti.
Il vero Ticino, l'ho conosciuto meglio molto più tardi. Ammetto che, per molto tempo, l'ho saltato a piedi pari; per esempio quando, durante le fasi movimentate della gioventù, alla ricerca dell'italianità, viaggiavo diritto verso l'Italia, in macchina o in treno. Gettavo tuttavia sempre un breve sguardo malinconico sul villaggio di Bissone, e mi dicevo: "Che posto meraviglioso! Però, con tutto questo rumore ...., che peccato!
Anch'io qui a Bissone - en passant - vi ho accollato qualche decibel di troppo, fra tutti quelli che dovete sopportare di giorno e di notte. In passato non vi ho mai detto grazie e oggi, in questa particolare occasione, mi sembra giusto e doveroso farlo: vi ringrazio e faccio penitenza.
Che io sia arrivato con il battello, non basta. Ci vuole di più: non basta la penitenza simbolica, ci vuole anche la penitenza politica.
La vera penitenza dev'essere giusta ed equa sul piano legale, poiché anche i peccati edilizi non sono stati commessi soltanto a Bissone.
Per fortuna, la Confederazione sta già facendo penitenza. E non solo, ma anche a Bissone: noi tutti abbiamo riconosciuto i "peccati" commessi nella prima fase di costruzione della ferrovia e dell'autostrada. Non solo Bissone è stato nel frattempo invaso dal traffico. In tutta la Svizzera, oggi, si possono trovare relitti risalenti al periodo dei collegamenti veloci, dell'euforia collettiva, senza pensare alle conseguenze per gli abitanti. Nella città di Zurigo, per esempio, sono state realizzate due autostrade che tagliano a metà delle zone residenziali. A Berna siamo di fronte a una realtà simile, e Roveredo è un esempio che sicuramente conoscete tutti. Bissone, dunque, è dappertutto! Oggi facciamo penitenza, versando contributi finanziari per le pareti anti-rumore e altre misure d'accompagnamento; eh s", al giorno d'oggi "far penitenza" significa proprio questo.
Qui a Bissone, gli eccessivi rumori potrebbero scomparire presto: fra un paio di settimane sapremo quale dei tre progetti di risanamento fonico è stato scelto dalla giuria. Spetterà poi al Cantone Ticino, e più tardi al mio Dipartimento, agire. Posso comunque sin d'ora annunciarvi una novità positiva: dal 1° (primo) ottobre 2000 (duemila), sono stati messi a disposizione quasi due (1,85) miliardi di franchi per progetti di risanamento fonico delle ferrovie in tutta la Svizzera. Ciò permetterà di migliorare anche la situazione di Bissone: coordinando le opere di risanamento per la strada e la ferrovia, si ottiene una protezione fonica più efficace. Vi prometto oggi che il mio Dipartimento farà tutto il possibile affinché i progetti vengano armonizzati tra di loro; cos" da ottenere, in termini di protezione fonica, il miglior risultato possibile con i contributi messi a disposizione da due fonti. Ho già predisposto i necessari lavori di coordinamento e, vista la situazione attuale, i lavori di risanamento fonico per il tratto autostradale di Bissone potranno essere avviati nella primavera del 2004 circa. In un primo tempo si procederà al risanamento della tratta ferroviaria; entrambi i progetti dovrebbero concludersi alla fine del 2005 (duemila-cinque) o all'inizio del 2006 (duemila-sei).
Bissone per me è rimasto un simbolo. Ma non è più il simbolo della mia infanzia, non è più l'idillio nostalgico del calendario di una volta. Ma nemmeno il simbolo del noncurante boom edilizio degli anni sessanta e settanta, spesso ripreso nei giornali con delle immagini aeree dell'autostrada e della ferrovia che tagliano il paese in due. No, per me Bissone è il simbolo di quanto sia importante non creare un divario tra sogno e realtà.
Il sogno: la nostra aspirazione è quella di vivere in un ambiente intatto, sano e pieno di vita, nel quale possiamo muoverci liberamente, procurandoci tutto quello che desideriamo senza lasciare troppe tracce.
La realtà: abbiamo bisogno di treni ad alta velocità e autostrade, di aeroporti, centrali elettriche e antenne per la telefonia mobile; e quindi, li costruiamo. Soddisfiamo cos" le condizioni principali per la crescita economica del nostro Paese e di ogni suo singolo abitante. Nel contempo però, produciamo anche rumore, odori nauseabondi, smog, polvere, gas di scarico, radiazioni - pericoli ormai conosciuti, ma anche futuri.
Bissone è un simbolo perfetto di questi due mondi. Sullo stemma del Comune si snodano due grosse bisce d'acqua (bisce - Bissone - "biss e bissun" nel vostro dialetto). Mi è stato riferito che in tempi passati queste bisce si vedevano anche in piazza. Oggi Bissone conosce altri tipi di bisce; le "bisce" di automobili e treni che procedono serpeggiando dietro il nucleo storico del paese.
Riuscire a vivere bene con questi due tipi di bisce, senza farsi soffocare o divorare, è un'arte. Un'arte che noi tutti, in questa piccola Svizzera, dobbiamo ancora imparare a conoscere meglio. Ogni giorno, il mio Dipartimento cerca di conciliare questi due mondi: la realtà e l'idillio. Per ogni progetto riflettiamo sulle possibili conseguenze economiche, sociali ed ecologiche, mettendo sul piatto della bilancia il mondo dei sogni e quello della realtà.
Simili processi hanno bisogno di tempo e non si possono realizzare senza una continua discussione politica. Vi ringrazio per la pazienza dimostrata in tutti questi anni e di cui dovrete ancora dar prova in futuro. E desidero ringraziarvi per quest'accoglienza particolarmente simpatica, che non è per nulla scontata.
Far politica significa in gran parte parlare. Una politica migliore consiste però nell'ascoltare. Grazie per avermi dato la possibilità di ascoltare il vostro Sindaco, il vostro Consigliere di Stato e di ascoltare anche voi, signore e signori. Durante quest'incontro, ho però sentito anche qualcos'altro: i rumori della strada e i rumori della ferrovia.
Parlare ed ascoltare non basta ancora! Noi tutti sappiamo che la migliore politica significa agire. A Bissone bisogna agire. E questo, ve lo prometto, succederà.