economiesuisse - L'economia accetta la decisione politica per la clausola di salvaguardia
Zürich (ots)
Con l'applicazione della clausola di salvaguardia il Consiglio federale ha oggi lanciato un segnale nei confronti della crescente immigrazione dai paesi dell'est europeo. L'Unione svizzera degli imprenditori (USI) e economiesuisse accettano questa decisione sebbene non risolva i problemi di cui viene (in parte erroneamente) colpevolizzata la libera circolazione delle persone. Gli effetti collaterali di quest'ultima devono essere affrontati con misure politiche concrete.
Il Consiglio federale ha deciso di limitare temporaneamente la libera circolazione delle persone con gli otto paesi dell'Est che hanno aderito nel 2004 all'UE. Per questi Stati si vuole applicare la cosiddetta clausola di salvaguardia. Questo significa che l'immigrazione annuale di questi Stati verso la Svizzera non potrà superare il 5% della media degli ultimi tre anni. Questa limitazione è valida al massimo fino al 31 maggio 2014.
Alla luce della discussione pubblica sempre più critica nei confronti dell'immigrazione, è comprensibile che il Consiglio federale lanci un segnale politico. In questo modo esso conferma le dichiarazioni fatte tempo fa in relazione alla clausola di salvaguardia e dimostra di prendere sul serio il disagio della popolazione. Sotto questo punto di vista e dal momento che gli impatti sull'economia saranno sopportabili, l'USI ed economiesuisse possono accettare la decisione del Governo.
La libera circolazione delle persone rafforza la piazza svizzera
Nella visione dell'USI e di economiesuisse il ricorso alla clausola di salvaguardia aumenterà l'accettanza della libera circolazione delle persone con l'UE. Insieme agli altri contratti bilaterali, essa ha contribuito in modo massiccio alla solida crescita economica di cui ha approfittato la Svizzera: questa ha permesso al nostro paese una disoccupazione molto debole e ha aumentato il benessere di ampie cerchie della popolazione.
economiesuisse e l'USI sono tuttavia coscienti che l'odierna decisione non esime dal condurre una discussione approfondita sull'immigrazione e sui suoi effetti collaterali. Le associazioni vogliono dunque avviare nei prossimi mesi una discussione sulle misure politiche concrete mediante le quali si potranno affrontare l'eccesiva concentrazione, ad esempio sul mercato immobiliare o nell'ambito delle infrastrutture.
Contatto:
Thomas Daum, Direttore dell'Unione svizzera degli imprenditori (USI)
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