Tous Actualités
Suivre
Abonner Schweizerischer Nationalfonds / Fonds national suisse

Schweizerischer Nationalfonds / Fonds national suisse

Gli insegnamenti che la scuola deve trasmettere sono il riflesso delle aspettative sociali

Bern (ots)

Con un progetto pionieristico, una rete di ricercatori ha studiato la trasformazione del sapere trasmesso dalla scuola dell'obbligo nelle tre principali regioni linguistiche della Svizzera. Il progetto, finanziato dal FNS, mostra a chiare lettere che, a prescindere dalla materia insegnata, che si tratti di lingue, storia, lavoro manuale o educazione fisica, la scuola dell'obbligo non lascia nulla al caso, e ciò dal 1830, la data della sua istituzione.

Nel XIX secolo, l'apprendimento della storia in prima elementare consisteva soprattutto nel raccontare. L'insegnamento delle lingue straniere, il francese o il tedesco, a seconda della regione linguistica, è stato introdotto come materia scolastica per ragioni economiche, mentre l'importanza delle lingue per la coesione nazionale è diventato un'argomentazione solo molto tempo dopo. L'insegnamento della lingua di scolarizzazione - nel caso della Svizzera italiana: dell'italiano - come materia di studio come materia di studio, nel senso in cui lo intendiamo noi oggi, si è diffuso solo in un secondo tempo. All'inizio vi era soprattutto l'esigenza di integrare la lettura e la scrittura nelle competenze di base, solo in seguito si aggiunsero anche materie come la grammatica e la letteratura. L'educazione fisica è entrata a far parte della griglia oraria, come materia scolastica obbligatoria, per ragioni politico-militari. Fino ad oggi il suo insegnamento è regolamentato a livello nazionale. A differenza del «lavoro femminile", il "lavoro manuale" venne introdotto solo alla fine del XIX secolo, a seguito di una crisi economica. La stenografia è ormai da tempo sparita dai programmi di insegnamento dispensati nelle scuole di livello secondario. Solo in Ticino, la griglia oraria ha contemplato temporaneamente anche l'insegnamento dell'educazione civica, come materia di studio a sé stante, benché sia ormai dal 1870 che si insiste, a più riprese, sulla sua introduzione.

Queste sono solo alcune delle conclusioni a cui giunge il progetto di ricerca interdisciplinare "Transformation schulischen Wissens seit 1830" (Il sapere della scuola e le sue trasformazioni dal 1830), finanziato dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica (FNS) mediante lo strumento di promozione "Sinergia" (cfr. riquadro). Il progetto FNS illustra in anteprima, con un confronto tra le regioni linguistiche, in che modo il sapere scolastico e il tempo dedicato alle varie materie, si siano trasformati dal 1830 ad oggi.

Il sapere scolastico è oggetto di ripetute discussioni

"Se guardiamo indietro nel tempo, appare evidente che quel che si insegna e impara a scuola non è sempre stato ciò che percepiamo oggi come un dato di fatto, del tutto ovvio e naturale. In effetti, il sapere scolastico è deciso su basi normative ed è comprensibile solo nel contesto sociale e storico in cui trova applicazione", spiega Lucien Criblez, responsabile del progetto e dal 2008 professore di pedagogia all'Università di Zurigo, specializzato in ricerca sulla storia dell'educazione e analisi sulla politica della formazione.

Hanno partecipato al progetto FNS circa 25 ricercatori provenienti dalle tre principali regioni linguistiche della Svizzera e suddivisi in cinque team, l'Università di Ginevra, l'Università di Zurigo e le tre Alte scuole pedagogiche: la Pädagogische Hochschule (FHNW), la Pädagogische Hochschule Zürich (PHZH) e il Dipartimento Formazione e apprendimento (DFA) della SUPSI con sede a Locarno. I ricercatori hanno ricostruito e analizzato gli strumenti didattici, i libri di testo e i programmi formativi impiegati in questi ultimi 150 anni in dieci cantoni (AG, BE, BS, FR, GE, LU, SZ, VD, TI e ZH). Nella scelta, si è tenuto conto soprattutto delle regioni linguistiche, della religione professata (cantoni cattolici e protestanti), così come del grado di urbanizzazione (cantoni con grandi centri urbani e cantoni rurali). Per quanto concerne l'analisi dei programmi di insegnamento si è preso in esame l'intero spettro di materie insegnate, mentre per l'analisi degli strumenti didattici ci si è focalizzati sulla storia, sull'educazione civica, sulla prima lingua e sulle lingue seconde. Queste discipline hanno un'importanza fondamentale nei dibattiti identitari e di politica nazionale.

La scienza: un riferimento per le materie scolastiche

Non soltanto sono cambiate le materie, ma anche ciò che si insegna e si impara in ciascuna disciplina. I ricercatori sono anche giunti alla conclusione che quella dell'attivismo pedagogico che, in linea generale, viene considerata la fase delle grandi innovazioni pedagogiche del primo terzo del XX secolo, non ha di fatto influito granché su tale cambiamento. Ha invece avuto un'influenza molto più marcata lo slancio avuto dalle scienze naturali dopo il 1960. "Grazie alle scoperte compiute in ambito scientifico, nel XIX e XX secolo la scuola si fa portatrice di nuove conoscenze che conducono a una trasformazione del sapere scolastico", così Criblez. "Le ore aggiuntive, dedicate alle scienze naturali, sono state aggiunte all'esistente numero di ore, appesantendo il programma scolastico. Una delle conseguenze di tale decisione è stato l'ampio dibattito sollevato in merito al sovraccarico degli allievi".

Tra il 1960 e il 1980 i legami con la scienza si intensificano: alle discipline di riferimento specialistiche, come storia, germanistica, romanistica, matematica e tante altre, da quel momento in poi si aggiungono anche le scienze sociali, vale a dire le scienze dell'educazione e la psicologia. Con questa trasformazione cambia anche l'importanza attribuita ai diversi attori che definiscono la politica del sapere curricolare scolastico. "Se prima erano gli ispettori scolastici, gli insegnanti e i direttori delle scuole a decidere quali fossero i contenuti e come bisognasse insegnarli, da lì in avanti i ricercatori scientifici, ma anche gli insegnanti, hanno sempre più voce in capitolo", spiega Criblez. Nello stesso periodo, si consolida anche la didattica disciplinare che, attraverso la trasmissione delle conoscenze, mette a disposizione il sapere scientificamente comprovato.

Parallelismi con l'attuale dibattito sui programmi di insegnamento

L'analisi storica che verte su cosa e come insegnare a scuola, e sulla legittimazione del sapere scolastico, mostra come la scuola si faccia carico di alcuni compiti sociali fondamentali, e come la scuola sia di fatto creata in funzione della società. "In questo contesto, i programmi e il sapere scolastico sono oggetto di continue trattative", commenta il professore.

Lo dimostrano anche l'attuale dibattito sui programmi di insegnamento e le lingue straniere: "È imperativo che, in seno alla società, si discuta di questo genere di questioni. Non esistono risultati chiari e scientificamente provati sulla base dei quali si possa decidere quale sia la lingua straniera che dovremmo imparare per prima. Non esiste "giusto" o "sbagliato". "La risposta può nascere solo da un processo di negoziazione. Un processo che, da ultimo, dipende anche dal contesto storico, dalle aspettative che la società ripone nella scuola, e dalle maggioranze politiche", così Criblez. Anche l'economizzazione della scuola, sovente criticata, non è una novità; storicamente parlando l'attuale scuola secondaria, istituita negli anni 1830, è infatti stata creata proprio e principalmente per ragioni economiche.

Nell'ambito del progetto "Sinergia", hanno visto la luce nove tesi di dottorato, la cui pubblicazione è prevista nei prossimi due anni, e anche una tesi di abilitazione. Per il lavoro di ricerca sono stati messi a disposizione due milioni di franchi.

Risultati selezionati in base alla disciplina e alla regione linguistica: http://www.snf.ch/SiteCollectionDocuments/medienmitteilungen/170119_mm_kontakte_sinergia_zusatzinfo_de.pdf

Conferenza "Die schulische Wissensordnung im Wandel - Schulfächer, Lehrpläne, Lehrmittel": 2 e 3 febbraio 2017, Università di Zurigo

* * * * *

Sinergia: rendere possibile la ricerca interdisciplinare

Con il programma "Sinergia", il FNS promuove la collaborazione tra due-quattro gruppi che conducono ricerche interdisciplinari giungendo a risultati che aprono nuove vie. Il finanziamento dipende dal numero dei gruppi di ricerca e dalla durata del progetto e si aggira tra i 50 000 e i 3,2 milioni di franchi. La durata va da uno a quattro anni.

www.snf.ch/de/foerderung/programme/sinergia

Contatto:

Prof. Dr. Lucien Criblez
Professore di storia dell'educazione e gestione del sistema
formativo,
Università di Zurigo, Direzione generale del progetto
Telefono: +41 44 634 27 31
Email: lcriblez@ife.uzh.ch

Altri contatti, in base alla regione linguistica
http://www.snf.ch/SiteCollectionDocuments/medienmitteilungen/170119_m
m_kontakte_sinergia_lehrplaene_de.pdf

Plus de actualités: Schweizerischer Nationalfonds / Fonds national suisse
Plus de actualités: Schweizerischer Nationalfonds / Fonds national suisse
  • 16.11.2016 – 09:00

    Concorso nazionale di immagini scientifiche

    Bern (ots) - Il Fondo nazionale svizzero lancia un concorso di immagini e filmati nati dalla ricerca. L'obiettivo del concorso, aperto ai ricercatori scientifici di tutta la Svizzera, è quello di rivelare l'infinita bellezza che la scienza nasconde. Un cristallo che somiglia a un quadro astratto, camere bianche permeate da un'insolita atmosfera, ricercatori scientifici al lavoro in un sotterraneo: la ricerca genera ...

  • 23.09.2016 – 14:30

    Matthias Egger sarà il nuovo presidente del Consiglio della ricerca del FNS

    Bern (ots) - L'epidemiologo di fama internazionale Matthias Egger sarà dal 2017 il nuovo presidente del Consiglio nazionale della ricerca del Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica (FNS). Specialista anche della sanità pubblica, questo professore bernese di 59 anni succederà a Martin Vetterli, che il prossimo anno assumerà la presidenza dell'SPF di ...