Discours Suisse - I romandi e l'energia nucleare, una diffidenza persistente
Ginevra (ats/ots) -
I romandi mostrano nei riguardi dell'energia nucleare una persistente diffidenza, attestata regolarmente da sondaggi e votazioni. Secondo il segretario generale della Federazione romanda dell'energia (FRE), Jean-Pierre Bommer, la situazione sta tuttavia cambiando.
Una "svolta importante" in questo senso - rileva Bommer - è costituita dallo scrutinio del 18 maggio 2003. Per la prima volta da decenni, tutti i cantoni romandi rifiutarono, unitamente alla maggioranza dei cantoni tedescofoni e al Ticino, le iniziative per la proroga della moratoria sui nuovi impianti nucleari e "Corrente senza nucleare", che auspicava la progressiva chiusura delle centrali esistenti.
"Negli ultimi anni, l'atteggiamento dell'opinione pubblica e dei media romandi si è modificato sotto l'impulso, fra l'altro, del dibattito sull'approvvigionamento energetico e sul clima", afferma Bommer. Le nuove generazioni, inoltre, "si mostrano meno sospettose nei riguardi della sfera scientifica e tecnologica, cui appartengono pure le centrali atomiche".
Lontananza genera ignoranza
La reticenza "residua" dei romandi nei riguardi dell'energia atomica - osservano di concerto il segretario generale della FRE, l'associazione Swissnuclear e l'ex consigliere nazionale socialista René Longet - è pure dovuta al fatto che nessuna delle cinque centrali elvetiche attuali è situata nella Svizzera occidentale.
Questa lontananza accresce la tendenza a "demonizzare" gli impianti e alimenta "l'ignoranza" sul tema dell'energia atomica, rileva Bommer. Ogni anno, le centrali registrano 100'000 visitatori; pochi sono romandi. Alla lontananza "va aggiunta l'ostilità di determinati ambienti socio-economici", fra i quali il rappresentante della FRE annovera il WWF e Greenpeace.
Per René Longet, attuale presidente di equiterre, il maggiore riserbo dei romandi nei confronti dell'energia atomica si potrebbe pure spiegare con motivi sociologici e "storici". Nella prima categoria, il membro dell'esecutivo di Onex (GE) annovera la tendenza "protestataria alla francese" dei romandi e la loro scarsa propensione ad identificarsi allo Stato e alle sue decisioni, percepite come "prese dall'alto" e dunque "poco democratiche".
Prima centrale in Romandia
L'ostilità della Svizzera occidentale nei confronti dell'atomo avrebbe pure radici storiche, risalenti al lontano 1969. In quell'anno, la centrale nucleare sperimentale di Lucens (VD) - la prima del genere in Svizzera - è vittima di un grave incidente: il cuore del reattore fonde parzialmente, provocando la contaminazione della caverna in cui è insediato l'impianto.
Nonostante l'arresto immediato della centrale, l'incidente influenzerà l'atteggiamento dei romandi nei riguardi dell'atomo sull'arco di almeno vent'anni, osserva il socialista ginevrino. Negli anni Settanta, l'incidente di Lucens alimenterà l'opposizione al progetto di centrale nucleare di Verbois (GE) e alla costruzione in Francia (a Creys-Malville, ad una settantina di chilometri da Ginevra) del supergeneratore sperimentale SuperPhénix.
Ginevra - e con lui buona parte della Svizzera romanda - si mobiliteranno ampiamente contro la centrale francese. Le loro iniziative giuridiche contribuiranno all'arresto dell'esperienza, deciso da Parigi nel 1998 dopo numerosi incidenti di funzionamento.
Articoli costituzionali
Le peripezie legate a Lucens, Verbois, Creys-Malville e al progetto di deposito di scorie radioattive a Ollon (VD) spiegano in ogni caso l'esistenza, nelle costituzioni vodesi e ginevrina, di disposizioni contrarie all'atomo, volte ad assicurare ai cantoni la possibilità d'intervenire in materia di energia nucleare.
I vodesi furono i primi nel 1981 ad accettare un articolo costituzionale che costringeva le autorità a consultarli per qualsiasi questione relativa all'energia atomica. Nel 1995, dopo essersi opposti ai sondaggi per un deposito di scorie radioattive a Ollon (VD), i vodesi approvarono d'altronde con malcelato sollievo la scelta del sito di Wellenberg (NW).
Nemmeno la revisione della Costituzione nel 2003 modificherà sostanzialmente l'opinione dei vodesi, il cui testo fondamentale contiene un nuovo articolo che attribuisce al Cantone l'incarico di "contribuire agli sforzi volti a rinunciare all'energia nucleare".
Ginevra seguirà l'esempio pionieristico dei vodesi nel 1986. L'articolo 160E della costituzione ginevrina è ancora più esplicito: esso conferisce alle autorità l'obbligo di opporsi a qualsiasi nuova costruzione di una centrale atomica sul territorio cantonale o "nelle sue vicinanze".
Contestata fusione Atel-EOS
L'esistenza di tali articoli porrà un problema ad entrambi i cantoni in relazione alla fusione, prevista per il 2009, di Energie de l'Ouest-Suisse (EOS) con il gruppo solettese Atel, autore della domanda di costruzione di una nuova centrale nucleare a Gösgen (SO).
Per il tramite delle loro aziende di distribuzione dell'energia, Vaud (con Losanna) e il cantone di Ginevra sono proprietarie al 71% della holding EOS, finora attiva esclusivamente nell'energia idraulica e nel trasporto dell'elettricità.
Il fatto che Vaud e Ginevra possano essere associati, seppur indirettamente, al progetto di nuova centrale atomica ha già provocato reazioni ostili - in entrambi i cantoni - da parte dei partiti socialista ed ecologista, nonchè dell'esecutivo di Ginevra-città. Il dibattito al riguardo è soltanto agli inizi.
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