Schweizer Presserat - Conseil suisse de la presse - Consiglio svizzero della stampa
Media Service: Consiglio svizzero della stampa
Presa di posizione 62/2010
(www.presserat.ch/28630.htm)
Parti: X
Y. & Co. c. «Blick»
Reclamo accolto nei punti principali
Un document
Interlaken (ots)
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Tema: Sfera privata / Dignità umana / Lealtà nella ricerca
Riassunto
Immagini che violano la dignità delle persone
«Voyeurismo» criticato dal Consiglio della stampa
Il Consiglio della stampa deplora la pubblicazione di immagini di polizia nel servizio che il quotidiano popolare zurighese ha dedicato al cosiddetto «processo del ferro da stiro». Le foto scattate la notte dell'accaduto sono tali da stuzzicare il «voyeurismo». Inoltre, esse espongono senza difesa l'imputata alla pubblica curiosità.
Per parecchi giorni, nell'autunno del 2010, il «Blick» ha dato grande rilievo a un processo penale in cui una donna era accusata di aver ucciso il marito, al termine di un violento alterco, colpendolo con un ferro da stiro. Il processo si era concluso con una condanna a 22 mesi di detenzione, con la condizionale, per omicidio. La donna e i suoi quattro figli, come pure un lettore del «Blick», si sono rivolti al Consiglio della stampa criticando soprattutto la pubblicazione delle foto scattate dalla polizia la notte dell'aggressione. Nelle immagini appare in evidenza il sangue sparso e l'accusata è chiaramente riconoscibile, così pure da altri particolari dei servizi pubblicati. Le immagini violerebbero in primo luogo il rispetto dovuto alle persone e ai loro congiunti. Inoltre, il giornalista avrebbe pubblicato - non rispettando un ordine della presidente del tribunale - una foto dell'accusata e dell'avvocata che la difendeva, scattata in aula, in cui pure le persone sono chiaramente riconoscibili.
Il «Blick» fa notare, nelle sue osservazioni sul duplice reclamo, che il permesso alla pubblicazione delle immagini era stato dato dalla sorella della vittima. Il tipo di delitto giustificherebbe la pubblicazione di immagini «forti». Negli articoli non si sarebbe mai mancato di rispetto all'accusata, e né lei né il marito sarebbero riconoscibili nelle foto pubbicate.
Nella sua Presa di posizione, il Consiglio della stampa nega che pubblicare le foto riprese dalla polizia possa considerarsi di interesse pubblico. Immagini così raccapriccianti soddisfano soprattutto il «voyeurismo» dei lettori. Consegnate al giornale da un parente della vittima, sono comunque tali da esporre senza difesa l'imputata alla pubblica curiosità e pertanto rappresentano un'offesa della sua dignità personale. Pure deplorata, dal Consiglio della stampa, la pubblicazione della foto scattata in aula, perché neppure in tal caso lo esigeva un interesse pubblico prepondrrante rispetto alla tutela della sfera privata.
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