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Media Service: Consiglio svizzero della stampa: Il giornale come palestra di discussione: attenti alle discriminazioni!
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Bern (ots)
I siti online aperti ai lettori dei giornali hanno largamente soppiantato le «lettere al giornale». Controllati, generalmente, da istanze esterne alla redazione, non esonerano tuttavia i giornali dal dovere di vigilanza sui contenuti, soprattutto quando vi si esprimono propositi discriminatori contro le minoranze. Il Consiglio svizzero della stampa critica la «Tribune de Genève» per due opinioni anti-stranieri chiaramente discriminatorie accolte dal sito del giornale.
Una lettrice si era rivolta al Consiglio della stampa prendendo spunto da una serie di interventi pubblicati sul problema degli stranieri, denunciando una mancanza di vigilanza da parte del quotidiano. Citato un certo numero di messaggi in cui l'obiettivo della critica, espressa talora con un linguaggio chiaramente offensivo, erano gruppi sociali diversi: frontalieri, richiedenti l'asilo, funzionari. Premettendo che non si vuole fare il poliziotto dei giornali, né rivendicare un giornalismo «politicamente corretto», sottolineando all'opposto che le tribune libere devono godere della più ampia libertà di espressione, e tuttavia confermando una presa di posizione del 1999 (22/1999) circa il tono dei contributi ospitati, il Consiglio della stampa ricorda che «quanto più il clima sociale è caldo tanto più incombe ai media la rinuncia a pubblicare lettere o messaggi chiaramente discriminatori».
In ogni caso, le lettere e gli scritti dei lettori devono presentare «violazioni manifeste» del codice deontologico. Due casi almeno, della dozzina almeno di esempi citati dalla lettrice, violano la «Dichiarazione dei doveri e dei diritti dei giornalisti»: per esempio quando, citando la diffusione di casi di scabbia, si legge: «la scabbia sono loro» («eux-mêmes sont la gale»), oppure quando alla religione islamica come tale si attribuiscono «atti di terrorismo e vili uccisioni di persone inermi innocenti» («terrorisme, assassinats lâches de personnes innocentes non armées»). In questi due casi il Consiglio riconosce una violazione delle norme deontologiche. Il Consiglio nega invece che un giornale sia tenuto a rispettare un equilibrio tra le diverse opinioni.
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