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Media Service: Consiglio svizzero della stampa: Reclamo respinto di Natalie Rickli (Presa di posizione 19/2017)
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Bern (ots)
Parti: Rickli c. «Tageswoche»
Tema: Rispetto della verità / Omissione di informazioni importanti / Distinzione tra fatti e commenti / Dovere di ascolto in caso di addebiti gravi
Reclamo respinto
Riassunto
Alla «Tageswoche» non può essere rimproverata la mancata audizione della consigliera nazionale Natalie Rickli a seguito di un articolo critico in cui gli avversari della SSR venivano accusati di volersi arricchire a spese dell'ente radiotelevisivo nazionale.
Il 24 febbraio 2017 la basilese «Tageswoche» aveva intitolato un articolo su una recente iniziativa del mondo politico: «Ecco come gli avversari della SSR vogliono arricchirsi a sue spese» («Wie SRF-Gegner mit SRF reich werden wollen»). In causa è il cosiddetto «Open content», che aprirebbe ai media privati l'uso di determinate produzioni della Società Svizzera di Radiotelevisione. L'articolo era completato da un fotomontaggio in cui la Rickli era mostrata con un dente d'oro, sullo sfondo del logo della SSR. Criticato era soprattutto il fatto che Natalie Rickli, presidente della Commissione dei trasporti e delle comunicazioni del Consiglio nazionale, cui compete l'esame parlamentare della materia, è dipendente dell'impresa di pubblicità Goldbach Group.
Nel reclamo presentato al Consiglio della stampa, la vicepresidente del gruppo parlamentare UDC sostiene che il giornale l'ha accusata di sfruttare il suo mandato politico per far soldi. La «Tageswoche» avrebbe dovuto prendere contatto con lei.
Nella sua presa di posizione il Consiglio sottolinea anzitutto come sia importante e corretto per i media informare sui legami d'interesse dei politici. Ma in nessun punto del testo criticato si parla di un arricchimento personale della Rickli: il guadagno indiretto della mossa politica sarebbe semmai del Gruppo Goldbach. Sul rapporto tra Rickli e questo Gruppo il Consiglio non ha obiezioni da muovere: è tipico del sistema di milizia del Parlamento svizzero e non è ritenuto né illegale né sconveniente. L'appunto indiretto che il giornale muove alla consigliera nazionale non è dunque pesante al punto di esigere l'ascolto della parte criticata. Sarebbe certo stato meglio sentire anche lei - aggiunge il Consiglio - perché al pubblico poteva interessare il suo parere circa l'apparente conflitto di interessi. Ma di obbligo, come è scritto nella «Dichiarazione dei doveri e dei diritti del giornalista», non è il caso di parlare. Non vi è stata dunque da parte del giornale violazione di alcuna norma deontologica.
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