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Media Service: Il Consiglio svizzero della stampa accoglie un reclamo dell'Ospedale universitario di Basilea: Ribadire un'accusa non lo rende vera (Presa di posizione 35/2018)

Un document

Bern (ots)

Parti: Ospedale universitario di Basilea c. «Basler Zeitung»

Tema: Ricerca della verità / Diritto di essere ascoltati in caso di addebiti gravi / Deformazione e omissione di elementi informativi importanti / Rettifica

Reclamo accolto

Riassunto

Ribadire un'accusa non lo rende vera

Il Consiglio svizzero della stampa ha accolto un reclamo dell'Ospedale universitario di Basilea contro la «Basler Zeitung» (BZ). La clinica era stata accusata due volte dal giornale di prelievo illegale di organi e di commercio dei medesimi. Le accuse si erano rivelate false.

Il primo articolo era stato pubblicato il 21 dicembre 2017 sotto il titolo «Sospetto di prelievo illegale organi». Basandosi sulla testimonianza della madre di un giovane tedesco e del suo legale, il giornale raccontava la storia dell'avvenuto trasferimento, a bordo di un'ambulanza, di un ragazzo ferito mortalmente in un incidente. Il titolo del servizio rifletteva il sentimento della madre: «Sospetto di prelievo illegale di organi». Il giorno seguente il giornale pubblicava una smentita dell'ospedale, tacendo tuttavia un particolare importante contenuto nel comunicato dell'istituto di medicina legale della clinica, in cui si precisava che il prelievo degli organi era smentito dall'autopsia. Anzi, il giornale ritornava alla carica, rilanciando l'accusa.

Nel reclamo presentato al Consiglio della stampa, l'ospedale universitario critica la leggerezza con cui il giornale si era fatto portavoce del sospetto di una gravissima violazione delle norme legali e deontologiche che l'ospedale è tenuto a rispettare. Il giornale risponde di essersi basato sulle informazioni raccolte e su una fonte che citava. A esprimere il sospetto erano la madre del giovane e il suo legale. Il Consiglio della stampa è del parere che il giornale era senz'altro autorizzato a dar voce al punto di vista della madre e del suo avvocato, rilevando eventuali irregolarità nella gestione del caso. Considerata tuttavia la gravità del sospetto, la redazione avrebbe dovuto interpellare subito il dipartimento di medicina legale della clinica. E poiché la madre esprimeva il sospetto che le tracce dell'avvenuto prelievo illegale potessero essere state cancellate nel corso dell'autopsia, il giornale non avrebbe dovuto omettere la precisazione dell'ospedale, nel senso che proprio l'autopsia certificava il non avvenuto prelievo di organi. Come poteva il giornale, in presenza di una simile certificazione, ribadire il sospetto nel secondo articolo? Non risulta infatti che per rilanciare il sospetto il giornale si sia basato su ulteriori approfondite ricerche.

Contatto:

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Consiglio svizzero della stampa
Ursina Wey
Geschäftsführerin/Directrice
Rechtsanwältin
Münzgraben 6
3011 Bern
+41 (0)33 823 12 62
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