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Se è pubblicità bisogna dirlo: reclamo contro Tamedia accolto dal Consiglio della stampa (presa di posizione 42/2020)
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Bern (ots)
Parti: X. c. Tamedia AG
Tema: Separazione tra parte redazionale e pubblicità
Reclamo accolto
Riassunto
I media online di Tamedia hanno per mesi pubblicato - accanto ad articoli redazionali - pubblicità in favore dell'iniziativa per imprese multinazionali responsabili, in votazione il prossimo settembre. Ma al pubblico la distinzione non era chiara e il Consiglio della stampa l'ha deplorato accogliendo un reclamo contro l'impresa editrice. La "Dichiarazione dei doveri del giornalista" richiede che la pubblicità sia da dichiarare esplicitamente se al colpo d'occhio non è possibile riconoscerla come tale. Almeno all'inizio della campagna tale indicazione mancava in una parte delle pubblicazioni.
La distinzione non risultava evidente al lettore medio a causa dell'impiego di un carattere tipografico molto simile a quello usato per le pagine redazionali. Inoltre, i termini "il nostro dossier" e "verifica dei fatti" faceva credere che si trattasse di contributi giornalistici.
Non è sufficiente - secondo il Consiglio della stampa - che la pubblicità appaia nella colonna di destra e sia animata: il lettore medio non sa che questa è un'usanza presso Tamedia.
L'organismo di deontologia ha però apprezzato che, successivamente, agli annunci pubblicitari sul tema dell'iniziativa per delle multinazionali responsabili sia stata apposta la scritta "Anzeige" oppure "Werbung". Così, difatti, prescrive il codice deontologico.
Il Consiglio della stampa è preoccupato
È inquietante - per il Consiglio della stampa - l'aumento dei reclami ricevuti circa l'inosservanza della distinzione netta tra testo redazionale e pubblicità. Non solo in tal modo si pregiudica la credibilità dei media ma anche si danneggia il raccolto della pubblicità.
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