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Media Service: Couchepin: "Non dobbiamo mettere sul banco degli accusati la Cina" (swissinfo)

Media Service: Couchepin: "Non dobbiamo mettere sul banco degli accusati la Cina" (swissinfo)
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Bern (ots)

- Indicazioni: Una fotografia può essere scaricata su   
     http://www.presseportal.ch/fr/pm/100001296/?langid=4 -
Il presidente della Confederazione Pascal Couchepin ha terminato 
la sua visita ufficiale in Vietnam e venerdì assisterà alla cerimonia
d'apertura dei giochi olimpici a Pechino. Secondo Couchepin la Cina 
non è disposta a farsi mettere sotto tutela dai paesi occidentali. 
Una Intervista esclusiva.
swissinfo: Venerdì lei parteciperà alla cerimonia d'apertura dei 
giochi olimpici di Pechino. Quali sono i suoi sentimenti e le sue 
aspettative in vista di questo evento?
P.Couchepin: Mi auguro innanzitutto che tutto vada per il meglio e
che potremo assistere a una bella cerimonia. Spero anche che la 
Svizzera riesca a conquistare alcune medaglie. Non saremo fra i 
primi. Quest'anno gli svizzeri non hanno avuto molto successo in 
campo sportivo. Siamo riusciti ad organizzare gli europei di calcio. 
Federer ha giocato in modo eroico a Wimbledon in una battaglia 
straordinaria. Attendiamo i giochi olimpici e speriamo di ottenere 
alcuni risultati.
swissinfo: Lei ha annunciato già in gennaio la sua partecipazione 
alla cerimonia d'apertura dei giochi olimpici. Perché?
P.C.: Semplicemente per onestà. Ho scommesso sul fatto che la 
maggior parte dei capi di stato sarebbe stata presente il giorno 
della cerimonia, come è del resto il caso. Ho ritenuto più corretto 
annunciare con anticipo la mia partecipazione.
swissinfo: L'attribuzione delle Olimpiadi alla Cina ha suscitato 
discussioni controverse a causa dei diritti umani e del Tibet. Per 
Pechino i giochi contribuiranno a migliorare i diritti umani e lo 
sviluppo economico. Assistiamo a un dialogo tra sordi?
P.C.: Se i paesi occidentali ritengono che dialogare significhi 
mettere in difficoltà la Cina, credo che assisteremo rapidamente a un
dialogo fra sordi. La Cina ha una consapevolezza vigorosa e 
giustificata della sua forza, della sua cultura e delle sue 
tradizioni. Non è disposta ad accettare una messa sotto tutela fosse 
anche solo simbolica e morale. Credo che la situazione dei diritti 
umani in Cina migliori e che molto resti ancora da fare. Ma non 
dobbiamo mettere sul banco degli accusati la Cina, perché questo non 
porta ad alcun risultato almeno per quelli che vogliamo proteggere. 
Può forse fare piacere alle opinioni pubbliche occidentali, ma non 
serve a proteggere chi è vittima di abusi.
Intervista: www.swissinfo.ch
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