Presunto criminale di guerra ruandese arrestato a Ginevra
Berna (ots)
Giovedì mattina, su ordine dell'Ufficio federale di giustizia (UFG), la Polizia cantonale ginevrina ha arrestato un presunto criminale di guerra. È ricercato dal Tribunale penale internazionale per il Ruanda, fra l'altro per genocidio e crimini contro l'umanità.
Il Tribunale penale internazionale per il Ruanda (Tribunale dell'ONU), in data 11 luglio 2001, ha trasmesso all'UFG una domanda di fermo e consegna contro un cittadino ruandese domiciliato a Ginevra. Il Tribunale dell'ONU gli rimprovera di essere stato responsabile, in qualità di cappellano dell'esercito ruandese, dell'omicidio di appartenenti alla minoranza Tutsi, durante la guerra civile del 1994. Egli avrebbe istigato all'annientamento di detta etnia e consegnato ai militari liste di Tutsi che permisero la persecuzione e l'omicidio delle vittime.
I rapporti con il Tribunale dell'ONU sono retti dal Decreto federale del 21 dicembre 1995 concernente la cooperazione con i tribunali internazionali incaricati del perseguimento penale delle violazioni gravi del diritto internazionale umanitario. Dopo aver esaminato la domanda, l'UFG (Sezione Estradizione) ha incaricato le autorità ginevrine dell'arresto. Contemporaneamente al fermo ha deciso la consegna del presunto criminale di guerra al Tribunale dell'ONU così come il sequestro conservativo e la consegna dei mezzi di prova. Se l'arrestato accetta la decisione dell'UFG, può essere consegnato immediatamente al Tribunale dell'ONU. Se si oppone alla consegna, può impugnare la decisione dell'UFG davanti al Tribunale federale svizzero. Quest'ultimo decide definitivamente.
Il fermo a Ginevra ha potuto avvenire grazie a precedenti chiarimenti della Giustizia militare svizzera che è competente per giudicare crimini di guerra. NeI settembre del 1999, l'uditore in capo dell'esercito svizzero, brigadiere Dieter Weber, fondandosi su indicazioni di terzi, ordinò un'assunzione preliminare delle prove nel caso in questione. Un giudice istruttore militare procedette quindi a chiarimenti in Svizzera e in Ruanda. I risultati delle indagini confermarono il sospetto, ragion per cui l'uditore in capo informò del caso il procuratore generale del Tribunale dell'ONU, Carla Del Ponte. L'UFG trasmise inoltre i risultati delle indagini al Tribunale dell'ONU.
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