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Per un filmato su un cane da combattimento: Il Consiglio della stampa deplora «20 Minuten Online» (Presa di posizione 68/2019)
Ein Dokument
Bern (ots)
Parti: X. e Y. c. «20 Minuten online»
Tema: Dignità umana / Protezione delle vittime / Bambini / Situazioni eccezionali
Reclamo accolto sui punti essenziali
Riassunto
Il Consiglio svizzero della stampa ha accolto due reclami contro «20 Minuten Online» per la diffusione di un filmato in cui si vede un cane da combattimento (un American Staffordshire Terrier) che aggredisce e dilania un piccolo «Spaniel». Risulta violato il codice deontologico dei giornalisti.
Il video trasmesso nel marzo 2019 da «20 Minuti Online» seguiva una notizia dal titolo: «Cane da combattimento fa a pezzi uno spaniel davanti alla sua proprietaria» e mostrava la scena dell'attacco del cane più forte contro il più piccolo. Si vede la proprietaria del cagnolino, una bambina di nove anni, che guarda atterrita mentre la sua nonna cerca di sottrarre l'animale più piccolo all'aggressione. La scena dura un minuto e diciassette secondi, si sentono grida disperate e pianti.
Il Consiglio della stampa non contesta ai media di occuparsi di cani particolarmente aggressivi, compresi quelli di razza American Staffordshire Terrier. Si giustifica anche che si occupino di persone aggredite da cani o da altri animali. Nel caso specifico sarebbe bastato dare la notizia: non era dato alcun pubblico interesse di mostrare tutta la scena.
Il codice deontologico si occupa in più punti della tutela dei bambini. «20 Minuten Online» ha operato esattamente il contrario: ha fatto della bambina traumatizzata il centro dell'informazione (si sa che la piccola è dovuta ricorrere alle cure di specialisti), l'ha esposta senza difesa alla curiosità del pubblico. Senza alcun ritegno. Si è vista anche la nonna, impotente a intervenire mentre il cane più grosso sbranava il più piccolo. Esisteva un interesse legittimo del pubblico a vedere la bambina e l'anziana in quella situazione? No, risponde il Consiglio della stampa: il limite della legittima informazione è stato oltrepassato.
A parere del Consiglio della stampa anche chi guarda un simile filmato è esposto a rischi permanenti di traumatizzazione. Nessun diritto all'informazione poteva perciò giustificare la scelta operata: solo sensazionalismo, e chissà quanti «clic»... Da ultimo tuttavia il Consiglio riconosce che la piccola e la nonna non erano riconoscibili, il reclamo circa la violazione della sfera privata non è perciò stato accolto. Delle due sfortunate protagoniste il nome non è stato dato.
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