economiesuisse - Rimessa in discussione la politica del clima di successo
Zürich (ots)
Il Consiglio degli Stati ha deciso oggi che la Svizzera dovrà ridurre le proprie emissioni di CO2 unicamente con misure attuate sul territorio elvetico. Dal punto di vista di economiesuisse questa decisione è altamente rischiosa e mette in discussione la politica ambientale che finora si è dimostrata efficace e che considerava la componente volontaria. Gli obiettivi fissati oggi sono irrealistici.
Con la decisione di ridurre del 20% le emissioni di CO2 unicamente in Svizzera, il Consiglio degli Stati abbandona la via proposta dal Consiglio federale e dall'economia. Come nel caso dell'articolo costituzionale per la protezione delle alpi si prospetta ora una discrepanza tra le pretese rivendicate e l'attuabilità delle misure. L'economia - su questo vi era ampio consenso tra i Consiglieri agli Stati - ha finora svolto i propri compiti in materia di protezione del clima. Risulta dunque ancor più incomprensibile che la Camera alta voglia deviare dal sistema attuale. Attraverso la Fondazione Centesimo per il clima e l'Agenzia dell'energia per l'economia, si è riusciti a ridurre le emissioni di CO2 di 4 milioni di tonnellate all'anno - su un risparmio totale a livello svizzero di 4,8 milioni. Questi strumenti coronati dal successo vengono ora messi in discussione. Con la mancata flessibilità sugli di obiettivi concordati dall'economia, l'industria perde un importante vantaggio competitivo. La minacciata delocalizzazione all'estero di impianti di produzione sarà all'origine di maggiori emissioni inquinanti che in ultima analisi nuoceranno al clima stesso.
Necessarie misure straordinarie e onerose In futuro la riduzione di emissioni di CO2 graverà soprattutto sul settore dei trasporti e sulle economie domestiche. A titolo d'esempio sarebbe necessario entro il 2020 che una macchina su tre e ogni terzo edificio non producano più emissioni. Questo è irrealistico e straordinariamente oneroso. Anche da un punto di vista ambientale la sostituzione troppo rapida di automobili è insensata. Infatti, un terzo delle emissioni di un'automobile è da ricondurre alla produzione della vettura stessa. Inoltre i risanamenti degli edifici - sovvenzionati massicciamente dallo Stato - saranno all'origine di una potenziale bolla immobiliare. Risulta quindi incomprensibile che il Consiglio degli Stati voglia sostenere una politica industriale così poco orientata all'economia di mercato. Industrie che vivono di sovvenzioni statali non si sono mai dimostrate solide e affidabili. economiesuisse rifiuta una simile politica. La Federazione delle imprese svizzere associa 30'000 imprese e 180 associazioni di categoria che si sono chiaramente pronunciate a favore della via tracciata dal Consiglio federale.
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