Conflitti di coscienza nell'esercizio delle professioni mediche
Berna (ots)
Il gruppo di lavoro raccomanda l'elaborazione di modelli per disciplinamenti all'interno dell'azienda
Non è noto quanti conflitti di coscienza sorgano nell'esercizio delle professioni mediche. Occorre tuttavia presumere che possano nascere conflitti di coscienza praticamente in tutti gli ambiti della medicina. Un gruppo di lavoro istituito dal DFGP raccomanda pertanto di elaborare modelli per disciplinamenti interni all'azienda al fine di evitare e superare siffatti conflitti. Il DFGP ha informato il Consiglio federale in merito al rapporto del gruppo di lavoro. Attualmente esamina come sono realizzate le raccomandazioni del gruppo di lavoro.
Il gruppo di lavoro «Diritti del personale medico» (Rechte des medizinischen Personals), istituito la primavera scorsa dal Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP), aveva il mandato di esaminare la problematica del rifiuto di collaborare a interventi medici per ragioni di coscienza e di chiarire un eventuale bisogno d'intervento. Facevano parte del gruppo di lavoro diretto da Luzius Mader, vicedirettore dell'Ufficio federale di giustizia, tra gli altri rappresentanti delle professioni mediche, della scienza e delle autorità sanitarie provenienti da tutta la Svizzera. Sul fondamento dei loro chiarimenti, nel rapporto il gruppo di lavoro ha raccomandato al DFGP di rinunciare per ora a provvedimenti legislativi federali. Per contro ritiene che esista un bisogno d'intervento a livello organizzativo aziendale (ospedali, istituti di cura, ecc.). Il DFGP ha informato il Consiglio federale in merito al rapporto e attualmente esamina come possano essere realizzate le raccomandazioni del gruppo di lavoro.
Dati incerti
Poiché mancano statistiche e sentenze illuminanti, il gruppo di lavoro non è in grado di indicare nel rapporto il numero dei casi intervenuti negli ultimi anni riguardanti i conflitti di coscienza nell'esercizio delle professioni mediche. È inoltre poco conosciuto il modo con cui sono stati affrontati tali conflitti e quali sono state le ripercussioni giuridiche e fattive. Tuttavia, tali conflitti possono manifestarsi praticamente in tutti gli ambiti delle specialità mediche. I settori più colpiti da tali conflitti sono quello della medicina intensiva e quello dei provvedimenti per prolungare la vita davanti all'imminenza del decesso di un paziente (ad es. geriatria, infortunistica, oncologia) come anche il settore dei lungodegenti (ad es. cura dei grandi invalidi). Altri ambiti problematici sono l'ostetricia (ad es. interruzione della gravidanza, fecondazione assistita medicalmente) nonché la genetica medica e il prelievo di organi a scopo di trapianti.
Regole elaborate dagli interessati
Il gruppo di lavoro raccomanda l'elaborazione, nell'ambito di un progetto per le aziende, di modelli che servano da base ai regolamenti aziendali. Al momento si esamina quale istituzione possa avviare, coordinare e finanziare un siffatto progetto. Le aziende stesse rispettivamente le loro organizzazioni mantello, fondandosi su questo modello, potranno poi elaborare ed emanare regole adeguate ai rispettivi compiti. Queste dovrebbero aiutare per quanto possibile ad evitare e superare i conflitti di coscienza nell'ambito sanitario.
Nessun fabbisogno di normativa
Secondo il parere del gruppo di lavoro non esiste attualmente per la Confederazione l'esigenza per un atto legislativo. Le persone che, nell'esercizio di una professione medica, sono obbligate per legge o per contratto a compiere determinati atti possono, in caso di un conflitto di coscienza, rifiutare tali atti invocando le libertà di fede e di coscienza garantite nella Costituzione. Riguardo al diritto privato, la protezione della personalità è garantita dalle pertinenti disposizioni del Codice civile e del Codice delle obbligazioni anche per il campo concernente le libertà di fede e di coscienza. Altre informazioni:
Contatto:
Vicedirettore Luzius Mader
Ufficio federale di giustizia
tel. +41/31/322'41'02