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Media Service: Consiglio svizzero della stampa: Il nome dei periti no!; Presa di posizione 31/2014 (presserat.ch/_31_2014.htm)
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Bern (ots)
Il nome dei periti no!
Ha fatto bene un giornale a designare per nome gli autori di tre perizie cliniche e a criticarli senza sentire il loro parere? Il Consiglio della stampa protegge l'anonimato di tre medici in causa, la risposta è stata: i nomi non andavano citati. Ma interpellarli prima di pubblicare l'articolo non era necessario.
Gli articoli erano stati pubblicati il 5 marzo 2014 dalla «Basler Zeitung» (BaZ) e dal sito «BaZonline». Il titolo suonava: «Il caso Christoph Egger giustifica una critica severa». Egger era un pedofilo pregiudicato di 46 anni, fuggito dalla clinica psichiatrica universitaria. Il giornale citava una perizia firmata da tre psichiatri e medici dell'UPK, che in sostanza l'avrebbe "indotto a fuggire". Citato era il nome di tutti e tre i sanitari. Il CEO della Clinica, Rita Anton, si è rivolta al Consiglio della stampa, rimproverando al giornale di aver citato i nomi senza necessità (Direttiva 7.2) e di non averli consultati prima della pubblicazione (Direttiva 3.8: dovere di ascolto nel caso di addebiti gravi).
La «BaZ» fa valere che sussisteva un interesse pubblico a conoscere che cosa c'era scritto nelle perizie psichiatriche per casi come questo, come pure sapere chi le aveva emesse. Il direttore della clinica, interpellato, non aveva voluto pronunciarsi.
A giudizio del Consiglio della stampa, dato che l'articolo non metteva in causa la deontologia professionale dei tre periti, e neppure parlava di responsabilità penali, il giornale non aveva il dovere di consultare gli interessati prima di pubblicare. Ma che interesse poteva avere il pubblico di conoscere i nomi dei tre clinici? Alla Clinica universitaria lavorano più di mille persone, tra cui 40 primari o capi-clinica: semmai la responsabilità era dell'istituzione, non dei periti in quanto individui. Su questo punto perciò il Consiglio ha dato ragione al reclamante.
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